25/09/2015
DALLA SEMINA AL RACCOLTO – ORTO D’ARTISTA
Nel 2008, su un’idea di Ornella Piluso/topylabrys, nasce il progetto Dalla Semina al Raccolto-Orto d’Artista che è stato realizzato dagli artisti di arte da mangiare in forma di installazione d’arte ambientale. Il mio lavoro realizzato al Parco Nord dal 2009 al 2013, si ispira alle antiche tradizioni e simbologie delle popolazioni americane precolombiane. L’installazione minimale è legata alla forma primigenia e simbolica del cerchio – i cui rimandi sono all’illimitato, all’assoluto e all’infinito – e accoglie – nel primo anno, 2009, dedicato alla tribù dei Navajo - in quattro settori uguali le quattro piante sacre della tradizione indiana: il fagiolo, il mais, la zucca (legate all’alimentazione) e il tabacco (usato per riti e cerimoniali sacri). Gli anni successivi sono dedicati ad altre tribù e sono state coltivate le piante caratteristiche del loro habitat. (per esempio la tribù degli Irochesi è rappresentata dai Girasoli – il popolo dei Chippewa dalle erbe medicinale).
Dal 2012 la realizzazione del progetto “Orto d’Artista-dalla semina al raccolto” si è trasferito nel Parco del depuratore di Nosedo ed è nata la DepurArt Lab Gallery. Così nel 2014 il mio Orto d’Artista si è trasformato in un ORTO TEPEE. Intorno alla struttura di un tepee (la casa smontabile degli Indiani delle Grandi Praterie), costruito con pali di bambù, crescono le piante di gelsomino. Nel 2015 nascono e vengono aggiunti altri due elementi, il Tepee del Vento e il Grande Tepee. Il tepee del vento ha una storia un po’ particolare: Dopo la sua costruzione, il 27 febbraio di quest’anno, un forte temporale l’ha piegato e così è nato il Tepee del Vento: il vento è stato artista creatore. La natura diventa sostanza e cronista (vedi il mito pellerossa “Dal Vento”). Il Grande Tepee è di una struttura molto robusta e vuole rappresentare il simbolo pilastro del popolo degli Indiani d’America, dei nativi Americani.
TUTTI GLI ORTI
In relazione con il progetto sono stati creati anche orti simbolici. La forma rimane il cerchio di varie dimensioni. Il materiale usato è organico (terra, rami, piume, sassi), o riciclato (metallo, plastica, carta alluminio, gommapiuma) o immagini fotografiche.
Gli orti d’artista in ordine cronologico:
2010 Il girasole degli Irochesi / Antico Arsenale di Bertonico. Installazione - diam. cm 200.
2011 L’Orticello della Luna / Chiostro dei Pesci, Società Umanitaria. Installazione -diam. cm150
2012 Orto dei 48 rami posate / Antico Arsenale di Bertonico – installazione – diam.cm 240
2013 Orto degli oggetti smarriti / Società Umanitaria / Firenze – installazione - diam.cm 80 (interno), diam.cm 300 (esterno).
MITI PELLEROSSA
Per l’evento del 25/26 settembre ho pensato di ravvivare l’installazione dei tre tepee con la lettura di un racconto/un mito dei pellerossa.
“I miti pellerossa forniscono una visione di mondo degli Indiani. La maggior parte di questi racconti sono umoristici. Forse la figura più familiare della mitologia indiana è quella del cosiddetto buffone, una personalità fluida che compare in molte storie portando una ventata di follia, irresponsabilità e male manifesto.
I miti non fanno riferimento al particolare rapporto esistente fra fratello e sorella, marito e moglie, padre e figlio, madre e figlio o padre e figlia. I problemi tipici sono rivalità, aggressività e incesto. Gli aspetti positivi sono protezione e sostentamento. L’intero cosmo è a volte ardentemente concepito quale nucleo familiare: la terra è la madre, il cielo il padre e l’umanità la prole.
Il Creatore è concepito nei termini di due entità separate, Volpe Argentea e Coyote*. . . La concezione di un duplice Creatore, comunque, è sia tipica sia ampiamente diffusa. Una possibilità è data dal fatto che il creatore di miti percepisca l’essenza del mondo scissa in due parti, una saggia e l’altra sciocca, o, se si vogliono vedere le cose da un punto di vista leggermente diverso, una buona e una cattiva” (dal libro “Miti pellerossa” di John Bierhorst).
*Coyote (anche chiamato lupo delle praterie), mammifero carnivoro americano simile al lupo, dal folto pelo grigio, che emette un caratteristico latrato lamentoso.
Le opere esposte sono create in occasione delle manifestazioni di arte da mangiare, e in relazione con la mia ricerca sulle antiche tradizione e mitologie degli Indiani d’America. Recentemente elabora in forma del libro d’artista la tradizione della cucina tedesca recuperando storiche ricette (e alcune foto) di famiglia, in tecnica mista di collage e disegno.
In esposizione
Big Plume’s Shirt, olio su tela
Gift of Ella Deloria, olio su tela
Sformato di zucca, tecnica mista su tela
Custodia per un coltello da cucina, oggetto-scultura
Il Tagliere fertile, scultura-oggetto
Ghost Shirt n.1 con 11 cucchiaini di plastica, scultura-oggetto
Ghost Shirt n.2 con piume, semi di zucca, scultura oggetto
Ghost Shirt n.3 con ali rossi di plastica
Ghost Shirt n.4 con con colletto di pizzo
Ghost Shirt n.5 con portafortuna maialino
The Sacred Plants of the American Indians, libro d’artista
Libro di cucina autobiografico 1, 2014
Libro di cucina autobiografico 2, 2015
Brockhausen, ricette, tecnica mista, in cartella grande
American Indian Recipes, tecnica mista, in cartella piccola
Storia di una cucina / Geschichte einer Küche,
video di Nero Rapetti, 2010
Messagi nel Segno, video di Nereo Rapetti, testi di
Valeria Vaccari, 2014
DepurArt Lab Gallery c/o Depuratore di Nosedo, Milano, via San Dionigi 90
Monika Wolf via Teodosio 60 20131 Milano monikawolf@libero.it www.artedamangiare.it/artisti.aspx?a=243 www.lapermanente.it/socio/wolf-monika/