17/03/2014
Scivolare lentamente su carta vetrata ruvida. Osservare la pelle abradersi contro scabrose esistenze per far spazio fra sé e il Sé per l’Altro. Lacerarsi. Rivelarsi a colui che è per me ciò che mi permette di essere singola identità separata dal cosmo che tutto genera e tutto imprigiona. Noi Padroni, noi schiavi dell’esistente, di quel tempo presente che ai più risulta straniero e insondabile. Oscure alchimie dell’anima, nere maniere dalle quali trarre pure lumeggiature, bagliori siderali e introspettivi. Non per distinguersi. Non per emergere. Semplicemente per rispettarsi, riconoscersi ed, infinito.
Diego Pasqualin per Studio Dieci