18/07/2013
Ad Augusto Pizzamiglio
testo critico Carlo Pesce contributo di Francesco de Bartolomeis progetto Michelle Hold e Ecomuseo della Pietra da Cantoni produzione e stampa Estetica Network grafica Ilenio Celoria
Celoria, de Bartolomeis, Giannotta, FerroGlia, Hold, massari, minetti, Panelli, Polastro, ProBst, surBone, tamBurelli, tolotti, ViGnati, WinterBerG
Istituito dalla Regione Piemonte nel 2003, l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni insieme alla comunità, conserva ed utilizza per l’oggi e per il futuro, il proprio patrimonio culturale e il territorio, come storia della comunità stessa e come
insieme dei beni naturali e culturali lasciati da coloro che lo hanno vissuto. L’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, da alcuni anni lavora con l’obiettivo di valorizzare l’arte come componente di un processo conoscitivo del territorio.
Valorizzare il patrimonio culturale, tutelare le peculiarità che connotano la nostra realtà, è prioritario nell’operato di chi fa ricerca sul territorio, e la sensibilità con la quale gli artisti e i collaboratori di questo importante progetto individuano elementi da “riscoprire” è testimonianza di quanto sia fondamentale il coinvolgimento delle comunità.
Da alcuni anni il progetto ‘Arte&Natura’ raccoglie in episodi diversi le opere di artisti che hanno scelto di studiare il Monferrato casalese e di offrire attraverso il loro sguardo una reinterpretazione del paesaggio, della storia e delle tradizioni. L’Ecomuseo, mediante il dialogo con gli autori, ha inteso realizzare dei percorsi di lettura trasversale del paesaggio e delle sue componenti, e con questa mostra ha raccolto le opere di diversi artisti che hanno scelto di affrontare il tema dell’ARIA attraverso la propria sensibilità e molteplicità di tecniche e stili.
Chiara Natta
L’Atlante delle Nuvole, Cloud Atlas, è il titolo dell’ultimo atteso episodio sugli elementi del progetto Arte&Natura dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni a cui gli artisti hanno affidato la loro metà di cielo lasciandoci con il naso all’insù, o per meglio dire, con la testa tra le nuvole... L’aria, l’atmosfera, le nuvole che ivi impalpabili ondeggiano, hanno acceso la fantasia degli artisti che, trasformatisi in cacciatori di nuvole, le hanno catturate nelle loro tele, impresse nei loro scatti, plasmate nelle loro opere scultoree. Nuvole che da sempre suscitano l’interesse, lo stupore degli uomini rientrando a buon diritto nelle visioni più classiche del nostro immaginario collettivo, facendoci riflettere, fantasticare. Chi, infatti, almeno per una volta, non ha mai immaginato di distendersi e sprofondare nella presunta sofficità di una nuvola, contemplando ciò che dalla terra non riusciamo a scorgere? E chi di starne a penzoloni, osservando il mondo di lassù? o chi, invece, non si è mai perso nel contarle prima di addormentarsi? E poi ancora poesie, canzoni, modi di dire, opere d’arte ci raccontano di quanto successo esse riscuotano. Nuvole che affascinano, incantano nel loro incedere lento e maestoso, nel loro corteggiarsi e dissolversi subitaneo, come in una danza dai movimenti eterei, misurati, ma che parimenti possono spaventare, terrorizzare allorquando, nere, si affollano dinanzi al sole, oscurandolo, cariche di pioggia, di grandine, di disperazione. Nubi alte, medie, basse, cirri, altostrati, cumuli, cumulonembi, altro non sono che parte di una nomenclatura relativa ad un unico fenomeno atmosferico e alle sue differenti manifestazioni: corpi isolati che si rincorrono addensandosi, che si separano scindendosi, allungandosi, sfilacciandosi, dissolvendosi. Giganti che avanzano maestosi, immense esplosioni celesti, torri dal forte sviluppo verticale, dai contorni ben definiti, o masse indistinte, schizzi d’acquarello gettati da una mano celeste distratta. Orbene, oggi, sfogliando l’Atlante delle Nuvole, tutto questo silente e tonante passaggio di nubi sopra le nostre teste e su suol d’Aleramo, il nostro bel Monferrato, si fa accessibile mondo attorno a noi, sì da non dover nemmeno più volgere lo sguardo al cielo per sognare.
Laura Beccaria (Assessore alla Cultura Comune di Ozzano Monferrato)
ARIA, IL QUARTO ELEMENTO
Nessuna estetica ha risolto quel che si dice il mistero dell’arte, così come nessuna scienza è riuscita a cogliere dietro gli oggetti, l’essenza delle cose.
Giovanni Urbani
Aria. È inutile cercare di rappresentarla: solo sensazioni, il piacere del vento alla pelle. Si sta immersi in questo elemento senza neanche capire che cosa sta succedendo. Siamo completamente circondati dall’aria, come in un immenso ventre materno nel quale ci muoviamo.
A volte l’aria si tinge di colori, assai spesso si sente dire che ...al tramonto l’aria si tinse di rosso, oppure si fa riferimento all’arcobaleno... Quindi l’aria è un elemento instabile, cangiante, imprevedibile, che si sposa con l’opera degli artisti. È una questione di educazione, di saper osservare. Una giornata di primavera limpida e argentina in cui piano piano l’aria si riempie di nuvole che coprono con le loro ampie ombre il paesaggio. Esse passano sui campi, mescolano i colori della natura accrescendo il verde e il giallo. Chi realizza immagini in cui l’atmosfera è il centro stesso della rappresentazione sembra voglia continuare a riflettere sulle pagine di un trattato di storia naturale. L’atmosfera e il tempo, particolari che scandiscono i cieli di Poussin o di Constable, di Tiziano o di Rubens. Unire il cielo all’aria, trasmettere a chi osserva qualcosa di impossibile. Posso pensare che la terra o l’acqua o il fuoco possano essere rappresentati, ma l’aria, l’aria no.
Per Cesare Ripa, autore della celebre Iconologia, l’aria è una donna che con entrambe le mani tiene l’iride (l’arco celeste) e ha un copricapo alato, dotato di un becco aperto, ed è vestita di un abito turchino. Quindi essa ha a che fare con il cielo, con l’arcobaleno, con il volo... colori e segni, per questo si può pensare che per descrivere questo elemento si possa ricorrere a tutto.
Per questo, come certi personaggi della Commedia dell’Arte, abbandono per un attimo
la giacchetta del critico e mi metto quella del naturalista e, nel vano tentativo di spiegare che cosa si percepisce quando si guarda l’aria, cerco aiuto nella scienza. Faccio questo per rispondere a una possibile obiezione. Infatti, noi concepiamo il reale in base alle sue proprietà oggettive e non per il suo apparire alla vista. Tali proprietà sono però assolutamente esatte, riducibili a precisissimi concetti di peso, misura, volume, energia. Ora, anche ammesso che il pittore non possa prescindere da questa concezione oggettiva del reale, una volta però travalicato il confine del visibile ecco che dovrà lasciarsi trascinare da un’intuizione che lo porterà a confrontarsi con immagini che anche noi non vedremo ma intuiamo, forse perché, appunto come l’aria, conosciamo in astratto.
La sostanza più presente nell’atmosfera terrestre è l’azoto. Non sto, perché non ne sono capace, a dire in che modo si leghi a altri elementi, ma aggiungo che nell’aria c’è una buona percentuale di ossigeno e anche dell’argo.
Nell’aria poi ci sono anche altri elementi, per esempio, il biossido di carbonio, il metano, il protossido d’azoto. Tra i gas serra si trovano tracce di biossido di zolfo, l’ozono troposferico, i CFC (clorofluorocarburi), l’esafluoruro di zolfo, insieme a altri in concentrazioni infinitesimali. Interessante è la presenza di numerosi gas che si muovono nell’aria a seguito di fenomeni di combustione e che uniti, per esempio all’ossigeno, si trasformano in acidi.
Molte delle sostanze indicate in precedenza possono essere considerate tossiche, tuttavia qui vogliamo mettere in evidenza l’esistenza di tutta un’altra serie di sostanze che possono contenere metalli pesanti come piombo, mercurio, boro, nichel. Non dimentichiamoci poi dell’amianto, del benzene, del cloroformio e delle sostanze radioattive naturali o dovute alle attività umane (interventi medici, guasto di centrali nucleari, processi industriali).
Infine, perché esso appare come la più affascinante delle sostanze che fluttuano nell’aria vi è il vapore acqueo, determinante per i fenomeni meteorologici poiché è responsabile della formazione delle nubi e delle precipitazioni, è legato alle variazioni della temperatura e assorbe
parte della radiazione infrarossa emessa dalla Terra imprigionando calore che altrimenti andrebbe disperso nello spazio. Per tutte queste ragioni viene classificato separatamente, essendo importante distinguere tra aria secca (cioè priva di vapore acqueo) e umida. L’artista, come chi è abituato a osservare la realtà attraverso il filtro della poesia, intuisce che nell’atmosfera c’è qualcosa di singolare, qualcosa di impercettibile e ineffabile. Egli fa
8 suoi quei processi fisici che sono alla base della nostra esistenza, e proprio in virtù della sua sensibilità e della sua singolarità, li rielabora e cerca di offrirli a chi osserva. Per gli artisti che hanno collaborato per questa ricerca sull’aria, si dovrebbe ricordare che essi hanno condiviso l’idea generale che ogni quadro è un tassello all’interno di un discorso più ampio e ogni lavoro appare come un dettaglio descrittivo, un’impressione visiva – o spirituale – di un paesaggio in termini di colore, non di accumulazione di dettagli e la definizione di ciò che viene trasmesso è subordinata all’effetto globale e alla descrizione delle forme.
Per concludere, è superfluo sottolineare che il momento originario di questa interpretazione della realtà ha una storia di gran lunga più antica della scienza che, ironicamente, ho cercato di scimmiottare. Il punto su cui conviene richiamare l’attenzione è relativo al modo in cui gli artisti abbiano dato una loro “visione del mondo”, causata da eventi concreti di ordine spirituale, o pratico. La fisica cui ci si rivolge per descrivere la realtà permette di immaginare, di gettarsi su modi diversi in cui ognuno di noi si pone di fronte al reale: il mondo si compone di elementi (tra i quali l’aria) che fanno parte della realtà che ci circonda e per questo possiamo rappresentarla in maniera oggettiva. Pensare alla realtà al di là delle semplici apparenze con cui si mostra è di fatto l’unico modo per concepire la realtà. Gli artisti che hanno realizzato i lavori che completano questo percorso hanno “sfondato un muro dell’invisibile”, offrendo la sensazione di una cosa continuamente offerta alla vista ma mai vista.
Carlo Pesce
Ecomuseo della Pietra da Cantoni
via Dante Barbano, 30 15034 Cella Monte, (AL) Italia 0039 0142 488161