23/09/1998
TERZA EDIZIONE "PANE E LATTE"
23.09.1998
A cura di: Mec srl
Su progetto di: Ornella Piluso
In collaborazione con: La Centrale del latte di Milano
Coordinamento: Gabriella Anedi – Egle Giovanettoni – Ruggero Maggi – Tiziana Tronci - Ufficio relazioni esterne Centrale del latte di Milano
Direzione di: Dott. Amos Nannini
Coordinamento artistico: Carmine Caputo di Roccanova
Fotografie: Enrico Giovenzana e Edo Prando
Sostenitori:
Di Baio Editori (Mi) – Dolciocco Srl (Mi) – E. Garavaglia Rap. Proc. L’Italica Assicurazioni (Rho) – Il Cuoco (Mi) – La Lanterna (Ge) – Perlate dei Fratelli Nardi (Tv) – Ristorante La Rampina (Mi) – Rotare Milano Naviglio Grande - Tupperware
Gallerie e Associazioni presenti:
Arte a parte – Canonica Arte – Maria Cilena – Compagnia del disegno – Renzo Cortina – Derbylius – Folini arte contemporanea Lugano – Fondazione Mudima – Il melograno d’oro – Il torchio di Via Piacenza – Il triangolo nero di Alessandria . Milan art Center – Schubert – Scoglio di Quarto – Spazio Temporaneo – Studio D’Ars – Topy e intorni – Vismara Arte – Zelcova arte Rho
E se il quadrato bianco fosse stato l’approdo inconsapevole di Malevic alle primitive sensazioni di vita, in cui colore e sapore, vista e gusto si sono alleati per fornire un tiepido e vitale rifugio e colmare il vuoto della fame?Già l’immagine del bianco porta con sé il suo contrario, in un continuoalternarsi di luce e ombra, di presenza-assenza.
Da sempre il latte è alimento primario che connota di sé il ciclo della vita col suo valore simbolico.L’atto di succhiare, piacevole e gratificante, ci accompagnerà dall’infanzia alla vecchiaia e si rivestirà del ricordo, spesso inconsapevole, del sapore dolce del primo latte. Così l’uomo avventuroso e forte dell’immaginario filmico, pronto a sfidare l’avventura, mentre fuma con avidità la sigaretta, sta in realtà poppando con la stessa avidità da un biberon condiscendente, o da un seno provvido.
Quello che abbiamo reclamato a gran voce per calmare il nero mostro divorante dalle fauci spalancate.
Visioni lontane di odori e sapori familiari, tradizioni abbandonate sulla strada del progresso portano con sé il rumore del tocco scivoloso della mano che spreme con fare esperto la mammella della mucca paziente.
Il gorgoglio caldo e sapido del liquido bianco, assaporato e deglutito con avidità. La sacralità di un rito: la bollitura del latte. “Attenta al latte che è sul fuoco, non farlo sbollire!”.Lo sguardo curioso segue il formarsi sulla bianca superficie di una pellicina, “la rete del latte”, segno dell avvenuta bollitura, dal lieve colore ecrù e dal sapore gustoso di panna, da intingervi rigorosamente il dito con fare furtivo. Una parte rimaneva impigliata nella fitta rete del colino, arnese indispensabile. Era parte importante del corredo dei recipienti da latte, insieme al piccolo secchio cilindrico, adatto a contenere il latte fresco, al recipiente con manico sporgente, che ne facilitava la presa, per la bollitura, al filtro per colarlo e, dulcis in fundo, alla serie di tazze “mammellari” per versarvelo e preparare la zuppa.Non è un caso se Caravaggio per dipingere una delle sette opere di misericordia, “dar da mangiare agli affamati”, usa l’immagine bellissima della “carità romana”, del vecchio-bambino, che si salva dalla morte per fame, succhiando dal seno florido di una puerpera.
La sensualità di un gesto e l’erotismo che l’accompagna.
Non c’è alimento come il latte che abbia ispirato i pittori e Rubens rimane ammaliato dall’immagine fantasticata di una via Lattea, generatasi dal latte schizzato in abbondanza dal seno pieno di una donna.Dove si scopre e si narra di un latte buono e un latte cattivo. Registrato dai discorsi di donne che allattano. “Succhia che è un piacere a vedersi e poi si addormenta come un angioletto”. “Fa fatica ad attaccarsi e poi al momento del ruttino, vomita”. Misteri di un alimento che carichiamo di valenze positive o negative, spesso confondendo il contenitore col contenuto, la madre col latte
CALENDARIO cENTRALE DEL LATTE DI MILANO
Il caso governa la vita, nonstante si sia portati a pensare il contrario. E' dal caso che è nata tre anni fa l'idea, divenuta progetto, di Arte da Mangiare - Mangiare Arte. Ora questa performance in decline, così ci è piaciuto chiamarla, si è conquistata una sua precisa collocazion, nell'ambito degli eventi d'arte milanesi, confortati in questo dal grande successo di pubblico che l'ultima edizione, alal quale hanno partecipato 53 artisti e 19 gallerie, ha registrato.
La manifestazione, anche se a tutta prima può sembrare un puro "divertissement", ha in realtà una finalità ambizionsa: quella di stimolare il pubblico a modificare il suo rapporto con l'arte. Troppo spesso la gente contempla passivamente l'opera. Dimentica, per un complesso di motivi culturali alla cui formazione non è estranea la scuola, che l'arte è innanzi tutto sensorialità;essa passa attraverso i sensi e le emozioni per giungere ad una forma di conoscenza razionale e consapevole.
In questo contesto Mangiare Arte è anche un appello a vivere creativamente la propria vita: chi mangia arte, come un rito tribale, incorpora la creativià dell'artISTA per restituire un senso nuovo ad una quotidianità logorata dall'uso.
L'edizione 1998 di Mangiare Arte ha avuto come tema ispiratore "IL LATTE", il bianco liquido che ci accompagna per tutta la vita.Gli artisti, "sacerdoti del rito", hanno presentato, come nelle passate edizioni, un'opera d'arte autentica ed una commestibile, ispirate dalla loro poetica ed in qualche caso ammantate da una voluta ambiguità che ha suscitato un divertito disorientamento nel pubblico che ha affollato i chiostri dell'Associazione Umanitaria.Quest'ultimo è stato coattore,insieme all'artista, di un'opera che cambia, consumandosi e diventandoaltro, asseconda il ritorno metamorfico dell'Universo e ridà vita ad un soggetto divenuto col tempo un pò asfisiattico, l'arte contemporanea.
Non può aver stupito, in questo contesto, la presenza delal Centrale Del Latte di Milano, alal quale si deve il prezioso contributo per la realizzazione dell'evento;un'Azienda da sempre attenta alle proposte culturali innovative e, perchè no, provocatorie, che provengono da uan città nelal cui anima ha sempre visti riflessi il proprio lavoro e i risultati nei quali ha trasferito per esperienza e tradizione i concetti di qualità e freschezza. Tutto cio è confluito nel concept "L'alta qualità è un'Arte", che da tempo l'Azienda utilizza e che tanto bene riassume le motivazioni e le finalità delle sue operazioni promozionali.
(testo critico a cura di Mimma Pasqua - introduzione al calendario 1999 dedicato all'edizione 1998 di Arte da Mangiare)