Vivo e lavoro a Ravenna. Fin da ragazzina ho amato il disegno, la pittura, il modellato; in autonomia assimilavo il gusto per la gestualità del fare arte, studiando le connessioni tra diversi linguaggi espressivi.
Ora amo scoprire le forme che le mani modellano nel dialogo con la materia e sentire la resistenza e il fluire dei movimenti, vedere il susseguirsi delle sensazioni, ascoltarle e ritrovarmi in esse in una forma di esperienza alchemica del rapporto tra materia e psiche che mi porta alla solitudine e ad un mondo isolato.Qui mi confronto lungo le tracce di una continua metamorfosi del colore e della materia, resi ogni volta diversi dall’irripetibilità del procedimento creativo, concentrando la mia attenzione sulla figura umana, su personaggi immobilizzati in un’atmosfera di malinconica meditazione, di attaccamento alla materia, alla Terra. Visi cupi, rapiti da una realtà dissolta, sguardi sperduti, vuoti, drammatici nel loro fissare spaventosi quesiti e inutili attese di risposte.
La curiosità è il filo conduttore della mia vita e della motivazione artistica che mi conduce verso la ricerca, verso nuove esperienze sul linguaggio espressivo e sull’utilizzo di materiali diversi, dal modellato, alla pittura, alle installazioni.
Le mie sculture sono anime, caratterizzate come ritratti o assolute come idee, ma sempre indissolubilmente legate alla loro parte fisica, concreta, pesante. Figure che appaiono come ancorate a masse da cui tentano di liberarsi oppure alle quali si aggrappano con forza, in un confronto tra pesantezza e levità, dove la pesantezza è quella materica dell’uomo, da cui l’animo, lo spirito lieve, sembra doversi distaccare per poter volare ad universi più alti, capace di vivere in bilico, consapevole della deriva, familiare al dubbio e all’incertezza; un’arte che può affrontare l’instabilità del pensiero.
I miei dipinti sono animati dai colori della terra, che alimentano emozioni grazie alla forza dell’immaginazione. Le superfici intenzionalmente ruvide, acquisiscono la magia e l’energia della materia vera e propria, per me fonte di ispirazione e percorso artistico nuovo, nell’approccio e nei contenuti.
Trovare la via di fuga della pittura è stata una sorta di rivelazione, determinata dalla convinzione che razionalmente il linguaggio pittorico è indecifrabile, perché si genera in una zona buia che sta tra l’idea che precede l’immagine e la stesura del colore, fra il pensiero, l’immaginazione e il segno lasciato sulla tela.
Il paesaggio è pretesto ed emozione, ma non mi soffermo sulle sue strutture, perché non della realtà abbiamo bisogno, ma di una via di fuga, così da non dipingere solo quello che si vede dinanzi a sé, ma quello che si vede dentro di sé.