Lo storico Enrico Crispolti definisce l’arte contemporanea “un articolatissimo panorama di interconnesse situazioni di ricerca”.
In questo panorama si snoda, da oltre vent’anni, l’indagine artistica di Adriana Polimeni.
Terminati gli studi di belle arti all’Accademia Albertina di Torino, risente nei primi lavori dell’eredità casoratiana, della cifra grafica di Calandri –è allieva di Francesco Franco, suo assistente- e Soffiantino, estremamente pregnanti nel figurativismo torinese di quegli anni.
Fondamentali sono, in questa fase, anche gli insegnamenti di Gian Franco Rizzi, Piero Martina,Sergio Saccomandi e Gilberto Zorio. Ben presto intraprende una strada del tutto personale che approda all’Informale passando per Dubuffet, propugnatore in nuce del movimento stesso, arrivando ad utilizzare materiali di varia natura per opere ironiche e drammatiche che, per certi aspetti, possono essere affiancate ai sacchi combusti di Burri o ai concetti spaziali di Fontana.
La particolare attenzione al reimpiego di materiali di uso quotidiano– dalla componentistica industriale, alla sabbia, alle pietre dure, ad ogni sorta di granaglia- non si esaurisce nelle opere bidimensionali o ad altorilievo. La svolta avviene con la scoperta delle potenzialità del mondo immaginifico racchiuso nelle zucche, materia prima che l’artista coltiva nei propri terreni, fonte prolifica di questo inusuale mezzo espressivo. La scorza diventa un contenitore traforato, dipinto,inciso, intarsiato con gemme argentee e impreziosito con pendenti di fattura orientale. La luffa e i semi contenuti al suo interno ne sono il naturale complemento. Un rapporto di reciprocità in cui diventa fondamentale la conservazione dell’integrità e il rispetto delle caratteristiche intrinseche di un oggetto fragile, ma estremamente duttile. Di volta in volta sono i frutti cucurbitacei a suggerire all’artista ciò che vogliono diventare. Alcuni nascono per essere paperi dalla forte personalità, altri sono maschere per antiche pratiche sciamaniche, altri ancora hanno l’indole sensuale dei personaggi di Carol Rama.
Attori, tutti, di un importante progetto filantropico, intitolato “La zucca che cammina”. Insieme allestimento surreale e percorso didattico, ideato e curato dall’artista, nel quale fiaba dal sapore disneyano e sofisticati rimandi concettuali si mescolano in un continuo divagare tra dimensione ludica e intellettuale, regressione infantile ed età adulta.
Autrice del personaggio Biribum, Adriana Polimeni scrive fiabe, realizza laboratori d’ arte, promuove attività ricreative per anziani, concorsi e manifestazioni (“Usa la tua zucca”, “Saluto a Biribum”, “Festa della zucca solidale”) che vedono coinvolte istituzioni e studenti delle scuole primarie e secondarie, piemontesi e nazionali.
“Noi non siamo semplicemente esecutori della nostra opera; noi viviamo la nostra opera” affermava Picasso. Parole che Adriana Polimeni condivide con l’artista catalano, insieme al vivace eclettismo e al repertorio iconografico derivato dalle culture primitive.
Si manifesta, infatti, nell’esperienza sinestetica contratta con le creazioni dell’autrice, la concreta impressione che un passato remoto diventi tangibile e riviva attraverso la materia e il suo modo unico di disporsi nello spazio.Un sentimento ancestrale che ritorna nell’ installazione “Dipende tutto da noi!” esposta a Milano in occasione della seconda edizione di Orto d’Artista, struggente rappresentazione del ciclo della vita, in cui i seminatori sono al tempo stesso artefici e responsabili del proprio destino.
Oltre a frequentare fin dagli esordi le attività promosse dal PAV di Piero Gilardi, l’artista torinese attualmente si è accostata all’arte della ceramica, confermando ancora una volta la sua vocazione plastica e una particolare sensibilità verso l’ambiente e le possibili implicazioni fra arte e natura.
(Silvia Cestari)
INFO:
ADRIANA POLIMENI
Via G. Deledda, 72 - Candiolo (TO)
Mobile 328 4540466
Sito web:
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