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PNEUMA. DENTRO E ATTORNO ALL'ARIA
PNEUMA. DENTRO E ATTORNO ALL'ARIA
20/10/2011

Pneuma. Dentro e attorno all’aria.

Personale di FRANCO MAZZUCHELLI alla GALLERIA IL MILIONE
a cura di Matteo Galbiati

dal 21 Ottobre al 2 Dicembre
Via Maroncelli 7, milano

Potrebbe sembrare una grande contraddizione, soprattutto oggi in cui si accendono dibattiti e si prova a far coincidere il sistema di vita moderno con posizioni eco-logiche ed eco-sostenibili, pensare di associare alla plastica, al polimero sintetico e chimico per eccellenza,  un’idea di vita. Eppure, guardando al lavoro di Franco Mazzucchelli, che di questo materiale ha da sempre fatto la sostanza unica della sua espressione artistica, pur considerando la complessa evoluzione dei cicli e delle esperienze che ne hanno caratterizzato la storia dagli anni Sessanta ad oggi, non riesco a pensare diversamente.

La sua scultura – declinata sia nella grande dimensione ambientale, sia nelle più contenute opere-oggetto – vince il principio di staticità monumentale, rigida e immutabile, che si è soliti associare a questo linguaggio. Sfruttando le peculiarità mobili ed elastiche dei polimeri sintetici, Mazzucchelli genera forme e volumetrie semplici capaci di palpitare nell’estensione che le consolida nel mondo. La sua scultura non si ricava per sottrazioni o accumulazioni di materiali ma si dilata leggera; si ricava dal vuoto; si gonfia e si sgonfia… Solo di aria. In altre parole respira.

Il principio del soffio e dell’alito dell’aria – lo pneuma – che rende possibile la vita dell’opera, si coniuga alla riduzione al minimo della sostanza usata dall’artista per comporla, assottigliata all’estremo delle sue potenzialità fino a diventare una minuta pellicola, una delicata pelle. Questi aspetti contribuiscono ad accostare i suoi lavori ad organismi viventi. A denunciarne, di fatto, la vita.

Gli Abbandoni, gli A.To.A, le Sostituzioni, le Riappropriazioni, gli Interventi e tutti le altre serie della coerente ricca famiglia di opere di Mazzucchelli, parlano di vita perché superano l’inerte freddezza delle opere d’arte per cercare un dialogo interagente con l’intorno, sia che siano gli ambienti naturali, le manifestazioni degli operai dell’Alfa Romeo, il contesto urbano o le pareti di una galleria. Il suo segno mobile, invisibilmente pulsante sotto le spinte di un respiro silenzioso, genera microrganismi polimerici e plastici che incidono, con la loro presenza, lo spazio del loro verificarsi. Solleticano e integrano la contingenza e il momento della loro storia con la realtà che sta a loro attorno e alla quale, di volta in volta, si legano.

La loro leggerezza, la forma organicamente semplice, e l’idea quasi ludica, che sta alla loro base, infondono, inoltre, in chi osserva una sensazione di genuina partecipazione e comprensione. Catalizzano quella sincera umanità che le porta dentro al pensiero di ciascuno invogliando a quella istintiva, sopraggiunta, reciprocità. Spingono ad una ricognizione più profonda ed intensa, meno distaccata meno cerebralmente intellettuale dell’oggetto d’arte.  Mazzucchelli, riempiendo di aria, e quindi di vita, le sculture le trasmigra istantaneamente dall’empireo delle visioni artistiche all’esperienza reale della vita. Piccole e grandi, nell’ambiente e sul muro, sono sempre libere di trovare la loro collocazione, di riflettere dinamiche uniche, fino a sfuggire al suo stesso controllo. Libere di seguire il loro destino.

La sua scultura si fa forte dell’afflato vitale che si muove subdermicamente al suo interno: viva perché dentro e attorno all’aria trova un suo specifico umore, che fa loro mutare il proprio stato, subendo quei micro e macro cambiamenti che il tempo impone. Si scova, sotto e dentro quell’epidermide sintetica, il germe incontrollabile dell’esistenza che fa supera l’idea dell’oggetto scultoreo come statica presenza ed evidenziare, invece, la tensione di quel pneuma, del respiro, che sottostà ai suoi principi costituenti.

Mazzucchelli ha reso la scultura un organismo vivente scegliendo la strada della semplicità e della semplificazione aperta delle forme: il suo linguaggio rimane sempre spontaneo e corretto e per questo catalizzatore dell’attenzione e della comprensione – magari anche inconsapevole ma proprio per questo più efficace – da parte di un pubblico eterogeneo ma attento al senso del suo agire.

Mazzucchelli ha dato alla scultura contemporanea, un ruolo d’intervento diverso, non solo per il materiale, ma per l’intero complesso di senso da lui concepito. Un senso di cangiante e rinnovabile libertà, viva e fluttuante, in quell’aria che anche le sculture hanno imparato a respirare. 



Matteo Galbiati

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